Ogni volta che una Pubblica Amministrazione ritarda il pagamento di una bolletta per la fornitura di energia, acqua o gas, il danno non è solo per il fornitore. Il vero costo ricade, come spesso accade, sulla collettività.

Cosa succede quando una PA non paga?

Il fornitore ha diritto al pagamento degli interessi moratori ai sensi del D.lgs. 231/2002, aggiornati periodicamente sulla base del tasso BCE aumentato di 8 punti percentuali. Oggi questo tasso può superare anche il 10% annuo. A questo si sommano le spese legali e gli oneri di recupero del credito, che includono parcelle di avvocati, società di recupero e costi procedurali.

Chi paga tutto questo?

Apparentemente lo Stato, in realtà i cittadini. Le somme dovute, comprese le sanzioni e gli interessi, finiscono per pesare sulle casse erariali, cioè sulle risorse pubbliche che dovrebbero finanziare servizi, scuole, sanità, trasporti. In pratica, più la PA ritarda, più paghiamo noi.

Un doppio danno:

1. Le imprese fornitrici, spesso PMI, si trovano in difficoltà di cassa.
2. Lo Stato finisce per pagare molto più del dovuto, trasferendo inefficienze ai cittadini.

Serve una vera cultura della responsabilità amministrativa:

il rispetto dei tempi di pagamento da parte delle PA non è solo una questione contabile, ma un principio di buona amministrazione e di rispetto verso i contribuenti.


IMPORTANTE :

In caso di ritardo:

• Sono dovuti interessi moratori automatici, senza necessità di costituzione in mora ( Decreto Legislativo 9 ottobre 2002, n. 231, come modificato dal D.Lgs. 192/2012)
• Il tasso di interesse è il tasso BCE 4% maggiorato dell’8% (salvo diversa previsione nei contratti).
• È dovuto anche un indennizzo forfettario di 40 euro.

L’interesse è automatico, scatta dal giorno successivo alla scadenza del termine di pagamento e non richiede costituzione in mora.